mercoledì 17 febbraio 2016

Suor Elia raccontata ai laici (5)

Amare - Soffrire - Immolarsi


Nel frattempo il Carmelo di via De Rossi, ha annesso un educandato gestito interamente dalle religiose carmelitane, insegnanti ed istitutrici. Il livello è di scuola media inferiore e superiore ad orientamento letterario, ma vi si insegna anche ricami, musica vocale e strumentale: quanto allora si riteneva adeguato alla formazione di giovanette di buona società.

Nell’anno scolastico 1923-1924, Suor Elia viene assegnata all’educandato come istitutrice e maestra di ricamo: attività a lei molto congeniali, Nel ricamo, soprattutto, è espertissima. Così a 23 anni, Dora Fracasso, col diploma della terza elementare, si trova ad essere maestra fra le sorelle di altra estrazione sociale e di altra formazione culturale. Anche questa è una via di Dio.

     Le sue giornate sono completamente cambiate, ma non cambia il suo impegno interiore. Continua ad alzarsi la mattina un’ora prima della comunità, per attendere alla preghiera personale; poi prima delle sei, esce dalla sua cella per intraprendere la sua giornata all’educandato. Non sarà facile il suo compito di maestra, ultima arrivata, fra tante sorelle più esperte di lei e, soprattutto, più preparate di lei culturalmente. Ma le alunne le si affezioneranno subito. Quando Suor Elia dice al Signore nella preghiera, di vedere nelle ragazze le immagini di Dio e, nelle più piccole, gli anni infantili di Gesù, è facile intuire quali fossero i suoi comportamenti con le alunne.

     Chi pensa che la vita di clausura è vita di quiete, di riposo negli ozi della contemplazione di Dio, mentre gli angeli e i santi del Paradiso popolano il deserto, non entri in monastero perché ne resterebbe deluso.

     Suor Elia il giorno della sua professione religiosa ha inquadrato la sua vita così:
Amare  -  Soffrire - Immolarsi.

     Così scrive: all’inizio del 1923:

     “Darmi tutta al Signore, senza alcuna riserva, slanciandomi nel campo del sacrificio generosamente, abbandonandomi ciecamente all’azione dell’amore, e prendere tutto e sempre dalle mani del mio Dio, senza investigare nulla… Esercitarmi nell’umiltà di cuore, vivendo sottomessa a tutti”.

     Cerca la croce per essere vicina al Cristo nell’austerità richiesta dalla povertà del Carmelo, dalle esigenze della sua vita contemplativa alla ricerca dell’unione con Dio. Teresa d’Avila diceva: “Orazione e trattamento delicato non vanno d’accordo”. “Non siete venute in monastero ad accarezzarvi  per Cristo, ma a morire per Cristo”.

     Per quanto venga amata dalle ragazze, c’è la direttrice, Suor Colomba che non  apprezza i suoi metodi di guida e di assistenza, perché nel suo stile educativo esige autorità, rispetto e grande disciplina. Origlia alle porte delle classi durante le lezioni.
   
     Incomincia per Suor Elia un momento difficile. Qualcuna va a riferire alla Priora che in ricreazione spesso si intrattiene a parlare con Suor Matilde, una sorella conversa che serve in educandato. Che cosa hanno da dirsi le due suore? E la priora le rimprovera per questa troppa confidenza. Suor Matilde si giustifica dicendo che parlano del Signore e del servizio che entrambe rendono alla comunità e alle alunne. E la priora conclude: “fate a meno di parlarvi”.

     Suor Elia si prostra con la fronte a terra, non dice parola e accetta l’umiliazione come mandata da Dio. E con Suor Matilde non parlerà mai più di questo fatto. Una quindicina di giorni dopo Suor Elia si ammala e dovrà mettersi a letto. La priora incaricherà suor Matilde di assisterla e farla da infermiera. Evidentemente o si era ricreduta o non aveva visto nulla di male nell’amicizia fra le due monachelle.

     Suor Elia non fa altro che parlare alle sue alunne di Gesù, della verginità, del Cielo soprattutto, della fugacità della vita, suscitando in esse un vero entusiasmo, che alla fine preoccupa la Direttrice, suor Colomba che si preoccupa dei pericoli di morbosità dai quali dovrà preservare le alunne. Intorno a Suor Elia si forma un ambiente di incomprensione e di isolamento tanto che  lei stessa non sa spiegarsi che cosa stia accadendo. La Croce, invocata e ricercata, ora le va incontro.

     All’alba dell’8 dicembre 1924, nella sua celletta-tenda dell’educandato, Suor Elia compie l’ultimo passo, a lei consentito, sulla via della  croce d’amore: “il voto del più perfetto”. Prima di formularlo chiede l’approvazione della Madre Priora e consigli al suo Direttore Spirituale, P. Elia di S. Ambrogio. Rasserenata da entrambi, scriverà con il suo sangue: “Mio Dio, per vivere con voi unita in più perfetto amore, faccio voto di fare ciò che al momento in cui opero mi sembrerà come il più perfetto e di maggior vostra gloria. Mio Dio, degnatevi di accettare questo mio sacrificio fino … e corroborare con la vostra divina grazia la mia debolezza, onde possa sempre piacervi. Amen…”. Non è ancora finito. Spilla ancora del sangue dal dito e continua a scrivere l’atto di offerta all’amore misericordioso di S. Teresa di del B.G.: “Per vivere in un atto di perfetto amore mi offro come vittima d’olocausto al vostro amore misericordioso, supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti di infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!...”. Fin qui gli stessi sentimenti di Teresa del B.G. Poi Suor Elia lancia il suo ultimo grido all’amore implorato: “Tutto il mio amore ti dica questo sangue e la stessa esistenza che si spezzerà per te, mio Dio”. Bacia il piccolo foglio, fresco di sangue. Lo ripiega e lo pone sul cuore. Lì troverà Gesù nella Comunione. E’ la sua risposta all’Amore Crocifisso.

     Con questo spirito Suor Elia pronuncia i suoi voti solenni e riceve il velo di Sposa di Cristo.  La celebrazione avviene il giorno 11 febbraio 1925, festa della Madonna di Lourdes. La velazione di Suor Elia sarà come quella di Teresa del Bambino Gesù, “velata di lacrime”. Scrive al suo Direttore Spirituale: “più non desidero di questa vita che consumarmi d’amore e sparire ad ogni sguardo umano”. Sparire… La parola suscita echi diversi: un abisso d’amore divino che attrae… ma anche un mondo che scruta e indaga: sguardi sospettosi e diffidenti che fanno male.

     Questo stesso anno 1925, il 15 agosto, la sorella Domenichina entra al Carmelo. Poiché non è ancora completata la nuova sala del monastero e le celle non bastano, Domenichina è posta nella stessa stanza di Suor Elia. E’ un dono di Dio, ma non alla sua sensibilità, perché Suor Elia non cercherà consolazioni dalla sorella. L’anno scolastico finisce e Suor Elia viene messa in vacanza per sempre. L’anno scolastico successivo, all’educandato non la vedranno più. Suor Elia non chiederà mai spiegazione del provvedimento. Obbedisce alla volontà della priora come alla volontà di Dio. Per lei tutto finisce lì, o davanti all’immagine dell’Ecce Homo, come le ha consigliato il buon P. Elia.

     Ma Suor Teresa Costanza, sua compagna di noviziato racconta che, dopo qualche tempo, nella bocca di Suor X si formeranno delle piccole cisti di natura cancerosa. La povera sorella viene operata e starà molto male tanto da somministrarle il Viatico. “Che non sia un castigo di Dio?”, le dice Suor Costanza. Suor Elia le fa cenno di tacere e le suggerisce di ripetere con lei: “Gesù, ora tu passi attraverso quella bocca; guarisci e perdona”.

     Uscita dall’educandato non le viene affidato nessun incarico dai superiori e molte sorelle si allontaneranno da lei. Come persona pericolosa e per non dispiacere a qualcuno? Tutte e due le ipotesi potevano sussistere. Per prevenire altre possibili gelosie non viene promossa consigliera data anche la giovane età. Solo nel 1927, ultimo anno della sua vita, viene nominata sacrestana, incarico che la rende felice perché la fa sentire ancora più vicina a S. Teresa di G.B. e le permette di dividere il suo tempo tra la cella e l’altare. Si realizza così un suo sogno: essere il più possibile accanto al Tabernacolo.       

 Angela Parisi (5 - continua)