domenica 14 febbraio 2016

Suor Elia raccontata ai laici (2)


S'inizia la sua amicizia con Dio

Presto la famiglia (di Dora n.d.r.) si trasferisce in una nuova abitazione in Via Piccinni che rispetto alla precedente aveva un ampio giardino con belle aiuole di fiori ed alberi da frutto. Quel che ci voleva per i bambini. Presto il giardino diviene il luogo preferito per gli svaghi di Dora. Non lontano da via Piccini, c’è la scuola delle Suore Stimmatine che Dora frequenterà e dove c’è anche un laboratorio di cucito e di ricamo, che è quanto più adatto per Dora. Dai cinque ai sette anni Dora viene ammessa come alunna interna, poi continuerà a frequentare le classi elementari come semiconvittrice. La scuola segna per Dora il primo distacco, considerato che è una bambina molto sensibile e molto affezionata alla famiglia e al suo giardino.

La sua amica di gioco è la sorellina, più piccola di un anno, Dominichina “Nenenna” con la quale divide ogni momento. (Entrerà dopo anche lei al Carmelo col nome di suor Celina). Nenenna ha per Dora un’ammirazione senza limiti. La chiama “l’agnelletta preferita di Gesù” e tale la riconosce. A volte Dora se ne va con delle compagne più vivaci a giocare e saltare con loro, a rincorrersi nel giardino e Nenenna, in disparte, quando la vede passare le dice: “Il Pastore cerca la sua agnellina, l’hai vista tu?”. E Dora intuisce subito e con garbo si ritirerà. Nenenna comprende quello che sta accadendo alla sorella. Spesso le due sorelline si raccolgono nella camera al buio, a pensare a Dio, a parlare di Dio.

Ed arriva il giorno della sua Prima Comunione. Suor Angelina Nardi, stimmatina, la prepara a questo evento per ricevere l’Ospite divino. E le dice: “L’anima è un santuario, il santuario di Dio, dove Lui dimora. E come nella Chiesa vi è il tabernacolo e nel tabernacolo una pisside dove si conserva Gesù Eucaristico, così nell’anima c’è un punto più intimo dove il Signore viene ad abitare quando lo riceviamo nella Santa Comunione. La pisside dell’anima è il cuore dove nasce l’amore, e dove il Signore riversa la sua vita nella nostra e il suo amore nel nostro amore. Bisogna, allora pulire bene l’anima da ogni piccola colpa, e fare del cuore una pisside d’oro, impreziosendola di tante virtù e di tanti piccoli sacrifici”. Dora comprende come lei stessa annota nei suoi scritti che: “il dolce Gesù, entrando in un cuore puro non vi sarebbe più ripartito. E ciò mi indusse a fare una confessione generale di tutta la mia vita”. Dora ha 10 anni e scrive dopo la Confessione: “Mi sentii purificata e mondata dal sangue di Gesù! Non potrò mai dire di quale pace fu inondata l’anima mia”. La preparazione alla Prima Comunione dura dieci giorni con gli esercizi spirituali.

Una mattina la Direttrice parla dell’amore di Gesù per i bambini: “Li amava tanto che si è fatto bambino anche Lui per vivere accanto a voi”. Dora ne rimane colpita e così le viene in mente l’idea di offrire la sua amicizia a Gesù Bambino: “Caro Gesù, tu che ami tanto i bambini, che lasciasti il Cielo per venire a vivere con noi, accetta la mia amicizia, fatti mio amico; e io ti prometto di lasciare tutte le mie compagne e di venire sempre da te. A te solo dirò tutti i segreti del mio cuore”.

Nella notte che precede la sua Prima Comunione, Dora vede in sogno S. Teresa di G. B. che le predice il suo futuro di carmelitana con il nome di suor Elia e che morirà giovane come lei. Questo ricordo lo si trova in uno dei suoi diari, scritto in monastero. Di questo sogno Dora non ne parla a nessuno e se lo porterà nel cuore fino a quando un padre dominicano non le dirà: ”Signorina, lei sarà Carmelitana Scalza”. L’8 maggio del 1911 Dora fa la sua Prima Comunione. Quel giorno non vorrà alcuna festa: le bastano i suoi genitori e i suoi familiari e non vorrà andare, com’è d’uso, dai parenti a baciare la mano ricevere i regalucci. Si rassegna invece ad andare dal fotografo. Per la posa Dora vuole un crocifisso da tenere in mano, ma il fotografo le dice che la croce non si accorda con la Prima Comunione. Ma Dora e Gesù si sono intesi diversamente.
Nel frattempo Dora cresce e si dedica alla sua famiglia, fa da mamma al fratello Nicolino al quale la sera per farlo addormentare le dedica questa preghiera da lei ispirata:

“Angelo di Dio, che sei mia guida eletta,
l’incarico che ti do benigno accetta:
deh! Porta in volo a Gesù mio Dio
questo mio bacio
e digli che lo manda Nicolino.
Nel nome dle Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il segno della croce e… Sogni d’oro”

Dora non è più convittrice e nemmeno scolara, ma frequenta lo stesso l’Istituto delle Suore Stimmatine per apprendere ricamo e cucito. La scuola è finita presto, con la terza elementare, il lavoro continua con la vita. Aiuterà la famiglia a fare piccoli lavoretti di cucito e ricamo. Ma la sua delizia è trattenersi nella preghiera. Diventa la consigliera di mamma e papà.

Domenichina da bambina subisce un intervento chirurgico a una gamba e costretta per due anni a non uscire di casa, spesso si lamenta col Signore e Dora le fa coraggio e le inculca fiducia, speranza e abbandono in Dio dicendole: “Queste sofferenze saranno le nostre gioie in Paradiso”.

Il padre e don Carlo, lo zio, non si parlano da tre anni. Dora prega e cerca di convincere il papà a far pace, ma è inutile. Un giorno però va a trovare con Domenichina lo zio che è direttore cappellano del cimitero, si inginocchia e gli bacia la mano:

“Zio, ti chiedo scusa per papà e per tutti noi. Perdonaci”. Lo zio si commuove e bacia la nipote. Tornata a casa racconta tutto alla mamma che preoccupata non osa dirlo al marito per le eventuali reazioni. Ma a pranzo è la figlia a prendere l’iniziativa. La pace tornerà tra i fratelli e Dora diviene la consigliera del padre.

Dai 14 ai 18 anni il suo cammino è segnato dall’amore e dalla presenza di Dio. Ha un gruppetto di amiche alle quali si aggiunge Domenichina, l’anima gemella, più che sorella di Dora. Le amiche sono: Rosa Cardinale, di sette anni maggiore di Dora, che sposerà un suo parente; Margherita Signorile, che prenderà il velo nel Monastero delle Carmelitane Scalze di S. Teresa di Bari; Chiara Bellomo, l’amica preferita, che entrerà al Carmelo con lei, lo stesso giorno e Nadia Fittipaldi sua condiscepola dalle Stimmatine che poi sposerà un certo Signor Zanta.

Ed ecco come si svolge la sua giornata: la mattina presto (alle quattro) nella chiesa di san Francesco (quando c’è qualche novena), poi dalle Stimmatine e dopo qualche tempo dedicato alle occupazioni di casa o a vari lavori di cucito o ricamo, recita insieme alla sua famiglia e alle amiche il S. Rosario guidato da donna Pasqua, e infine con le amiche va a San Francesco per la “serotina”, la funzione religiosa serale celebrata in parrocchia. E qui Dora e le amiche si incontrano con le “sorelle” del Terz’Ordine di S. Domenico, del quale è entrata a far parte nel 1915.

La vocazione religiosa di Dora nasce con quel sogno di infanzia, quello della bella Signora che nella casa di campagna attraversa un vasto campo di gigli. Dopo quel sogno, il pensiero di essere monaca non l’abbandonerà più. Soprattutto si va delineando in lei una concezione della vita che solo nell’amore di Dio ha consistenza , mentre tutto passa, che amare significa dimenticarsi. Così nel silenzio della preghiera, custodirà il seme della vocazione, che va affondando le radici nella libertà dell’anima “immersa in Dio”.

Un giorno nella Chiesa di San Francesco un dotto padre domenicano, non di quella comunità, tiene una conferenza alle donne di Azione Cattolica e alla fine, terminata la conferenza, incontra Dora alla quale dice: “Signorina, lei sarà Carmelitana Scalza, nei suoi occhi vedo la vocazione, si dia tutta, buona figliola al Signore!”.

Quel nome “carmelitana” non glielo ha suggerito ancora nessuno. O Dora se lo porta nel cuore e non osa dirlo per prima? Ecco che riemerge il sogno di quando era piccola e vide suor Teresa di G.B. che la chiamò Suor Elia e le predisse che sarebbe morta giovane come lei. Teresa di G.B. non è stata ancora elevata agli onori degli altari, ma va scegliendosi in terra i seguaci della sua “piccola via”. Questo sogno, Dora, non lo ha ancora confidato a nessuno, nemmeno al suo confessore.

Ne parla con i genitori, i quali sono concordi che la figlia entri in un monastero di clausura, ma che non sia fuori da Bari. Dora e l’amica Chiara si affidano alla guida del gesuita padre Gioia che è confessore del Monastero Carmelitano “S. Giuseppe” a Bari, il quale subito riconosce nelle due ragazze i segni della vocazione alla via contemplativa.. Dora dirà alla sorella Domenichina: “Ho trovato la casa in cui potrò ricevere tante grazie da Gesù e farmi Santa!”

Angela Parisi ocds (2 - continua)