Nella vita
anche le apparenti causalità delineano un percorso, forse come se si
tracciassero certi punti con l’evidenziatore. Prendiamo questa fortissima
attrazione della piccola Teodora per il giardino. È in un giardino che con stupore la piccola
scruta i filini d’erba, la rugiada e i piccoli fiori. In un giardino è
ambientato il suo sogno in cui incontra Maria, In un giardino avverte la
presenza di Dio, comprendendo che anche
quella bellezza senza il suo Creatore è destinata a svanire e poi parla del
giardino di Maria. Sono appunti di una ragazza che ricorda la propria infanzia
e che probabilmente già sa il Carmelo (monte su cui nacque la spiritualità
carmelitana), è tanto rigoglioso da essere soprannominato proprio giardino di
Dio. E’ lì che nasce il culto a Maria , quella bella signora che la piccola
Dora sogna vede cogliere e stringere a sé il giglio bianco che rappresenta la
purezza di Teodora.
Tutti questi
elementi sembrano coincidenze che indicano una sola destinazione: la vita di
clausura nel Carmelo. Ad essi si aggiunge un inappagato bisogno di silenzio. E
Teodora scrive: “Ho sete di silenzio di
pace e di preghiera, ho sete di oblio, ho sete di patire e ardentemente amare,
volo al Carmelo per dissetare questa ardente sete che mi divora”.

Mi colpisce
l’entusiasmo fanciullesco del suo ingresso al Carmelo (come a tutti i santi che realizzano con gioia la propria vocazione) e anche il modo con cui
Suor Elia cela le sofferenze e le mortificazioni.
Persino i
piccoli accenni allo stato d’animo procurato dalle accuse e da ciò che l’aveva
ferita, non suona mai come atto d’accusa. In una poesia dal titolo In dolce riposo confessa “Passavo incompresa lunghissime ore
/senz’altra difesa che il muto tacer”; ma non è una lamentela fine a se
stessa perché Elia che ha un carattere affettuoso e lo dimostra con le
ragazzine dell’educandato che le sono affidate...apprezzerebbe un conforto e scopre
in queste incomprensioni come dice il salmo 117 che È meglio rifugiarsi nel Signore che
confidare nell'uomo.
Stefania De Bonis