mercoledì 6 aprile 2016

E' meglio rifugiarsi nel Signore

Nella vita anche le apparenti causalità delineano un percorso, forse come se si tracciassero certi punti con l’evidenziatore. Prendiamo questa fortissima attrazione della piccola Teodora per il giardino. È  in un giardino che con stupore la piccola scruta i filini d’erba, la rugiada e i piccoli fiori. In un giardino è ambientato il suo sogno in cui incontra Maria, In un giardino avverte la presenza di Dio, comprendendo  che anche quella bellezza senza il suo Creatore è destinata a svanire e poi parla del giardino di Maria. Sono appunti di una ragazza che ricorda la propria infanzia e che probabilmente già sa il Carmelo (monte su cui nacque la spiritualità carmelitana), è tanto rigoglioso da essere soprannominato proprio giardino di Dio. E’ lì che nasce il culto a Maria , quella bella signora che la piccola Dora sogna vede cogliere e stringere a sé il giglio bianco che rappresenta la purezza di Teodora.
Tutti questi elementi sembrano coincidenze che indicano una sola destinazione: la vita di clausura nel Carmelo. Ad essi si aggiunge un inappagato bisogno di silenzio. E Teodora scrive: “Ho sete di silenzio di pace e di preghiera, ho sete di oblio, ho sete di patire e ardentemente amare, volo al Carmelo per dissetare questa ardente sete che mi divora”.

Conoscere i santi e soprattutto quelli legati alla nostra spiritualità, c’insegna a percepire anche nella vita quelle coincidenze che ci guidano e ci portano laddove dovremmo essere per sentirci realizzati intimamente, per dirla con San Giovanni della Croce, nel più profondo centro della nostra anima.
Mi colpisce l’entusiasmo fanciullesco del suo ingresso al Carmelo (come a tutti i santi che realizzano con gioia la propria vocazione) e anche il modo con cui Suor Elia cela le sofferenze e le mortificazioni.
Persino i piccoli accenni allo stato d’animo procurato dalle accuse e da ciò che l’aveva ferita, non suona mai come atto d’accusa. In una poesia dal titolo In dolce riposo confessa “Passavo incompresa lunghissime ore /senz’altra difesa che il muto tacer”; ma non è una lamentela fine a se stessa perché Elia che ha un carattere affettuoso e lo dimostra con le ragazzine dell’educandato che le sono affidate...apprezzerebbe un conforto e scopre in queste incomprensioni come dice il salmo 117 che  È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo.

Stefania De Bonis