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lunedì 15 febbraio 2016

Suor Elia raccontata ai laici (3)

L’ingresso  al  Carmelo

    Il primo incontro col Carmelo avviene verso la fine del 1919, vicino alla feste di Natale. Dora, la sua amica Chiara e il P. Di Gioia vengono ricevuti nel parlatorio dell’educandato. Suor Clementina si apparta un momento con Dora e le chiede:
-         È vero che tu vuoi essere nostra sorella?
-         Oh!, sì, se mi accettate. È tanto bello il Carmelo!
-         Ma che ne sai, se non vi hai ancora messo piede?
-         Sto leggendo la vita di Suor Teresa del Bambino Gesù e me ne sono innamorata.
-         Ma il Carmelo è sacrificio, umiliazione, nascondimento…
-         Sì, ma se tutto questo si fa per amore, non è forse bello?

     Quando si entra al Carmelo si lascia il mondo, il mondo che si ha: povero o ricco, grande o piccolo che sia, il mondo lo si deve sempre lasciare, perché il Carmelo è solitudine, clausura recinta da mura, difesa da grate.

     La mattina dell’8 aprile 1920 le porte della clausura del Carmelo di via De Rossi si aprono per Dora e Chiarina che iniziano così “il santo viaggio”: la salita del Monte Carmelo. Baciano la soglia della casa del Signore e la porta della clausura si richiude alle loro spalle. Chi non si da pace, al di là della grata, in parlatorio, è donna Pasqua, la mamma.

     È sera. La prima notte carmelitana. Nella celletta un pagliericcio di foglie di granoturco su tre assi, in capo al letto, la croce. Dalla finestra sul chiostro un cielo di stelle… e di silenzio.  Passano i primi mesi di prova(probandato). Si misura col Carmelo e il Carmelo misura la giovane recluta. Di solito il probandato non è il periodo delle grandi prove, infatti la comunità religiosa guarda la nuova arrivata con molta simpatia, non le affida compiti gravi, anzi le viene incontro con molta comprensione. I rigori della regola vengono piuttosto attenuati dal buon cuore e dalla comprensione della Madre Maestra (Madre Maddalena, fondatrice del Carmelo con M. Angelica Lamberti).

     Dora viene al Carmelo per nascondersi a tutti, in cerca dell’oblio e di se stessa: per perdersi nell’amore di Dio. Sa che perdersi nell’amore esige passare per la croce. Lo sa e l’attende. E l’ora della croce non si fa attender molto. Ebbene, dopo qualche mese, cambia tutto e il chiostro le diviene una prigione:

“Non un velo (allude al velo delle grate) ma un muro di bronzo si elevava innanzi all’anima mia. Tutto era tenebre fittissime per il mio spirito… Il ricordo della mia casa, l’affetto dei miei cari, la pace del mio cuore che pareva completamente bandita. Soffermarmi in coro, pregare in cella, rimirare il chiostro era un vero martirio. Anche in refettorio tutto mi disgustava. Mi domandavo dov’era finita quella brama, che mi aveva tanto tormentato, di farmi religiosa; dove lo slancio per il buon Dio… dove l’ideale del Carmelo”.

     Com’è possibile tutto questo? Cosa fa Dora? Va dalla Madre Maestra e apre la sua anima. La Madre Maddalena l’ascolta attentamente e, alla povera Dora, inginocchiata davanti a lei in cerca di luce, non porta luce ma oscurità più profonda:
“Rispose che avevo sbagliato vocazione, che era stato un vero inganno entrare al Carmelo, che il tenore della vita del Carmelo non si confaceva all’anima mia, e che era inutile persistere nell’errore”.

     Dora, quindi, pensa di uscire. La Madre Priora, Angelica Lamberti, non osa prendere una decisione senza prima interpellare il Generale dell’Ordine, il quale era passato per il monastero l’estate precedente. Il Generale, interpellato per il caso di dora, deve aver notato differenza di pareri nella Madre Priora e nella Madre Maestra, e conoscendo che in noviziato esiste  “l’angelo”, consiglia la Madre Priora di interpellarlo: “Prima di prendere una decisione, interroghi l’angelo del noviziato. La suora è obbligata in coscienza a riferire sul caso”.

     L’angelo è Suor Maria Emmanuela, la quale dice alla Madre Priora: “Nostra Madre, dia il santo abito a Teodora, perché le darà tante consolazioni e vedrà quale santa religiosa diventerà quell’anima”.

      Al Capitolo seguente, Teodora viene proposta per la vestizione e viene accettata a pieni voti. Ma per molto tempo la Madre Maestra, non comprendendola, dimostrerà freddezza verso di lei. In fondo, il desiderio di appartenere a Dio, di seguire Cristo è sempre vivo nel cuore di Dora. La vestizione, la presa d’abito, è l’inizio della vita religiosa. Così, la mattina del 24 novembre 1920, la postulante carmelitana Teodora Fracasso, vestita da sposa, scende in chiesa per l’incontro con Colui che l’ha voluta per sé. Terminata la Santa Messa, in processione, le carmelitane conducono al vescovo la giovane sorella per l’inizio della vestizione. Viene benedetto l’abito religioso. Si inginocchia davanti al vescovo, il quale impugna le forbici e recide le trecce fluenti. È il 24 novembre, giorno in cui allora la Chiesa festeggiava san Giovanni della Croce, il dottore della “notte oscura”, è proprio lui ad introdurla nel Carmelo, a rivestirla del suo abito.

     San Giovanni della Croce deve aver visto la lotta interiore e la volontà di questa sua piccola figlia. Anche lui, quando venticinquenne incontrò per la prima volta la Madre Teresa, stava meditando di lasciare il Carmelo per entrare nella Certosa. La Madre Teresa parlò, e nel cuore del “piccolo Seneca” si riaccese la speranza, che rinnovò il Carmelo e fece di lui non solo il cantore della “Notte oscura”, ma del “Cantico spirituale”, della “Fiamma viva d’amore”, dell’unione con Dio.

     Oggi san Giovanni della Croce, prende per mano questa bambina del buon Dio, incontrata nella “notte”; che crede nell’amore di Dio e si fida di Lui, che cerca Dio solamente e vuole essere dimenticata e dimenticarsi per perdersi nell’amore. Ha una sola incertezza, un solo timore: che il Carmelo sia troppo arduo per lei, così bambina. Il Carmelo è anche per i piccoli, o soltanto per i grandi? E attende la risposta da Dio che le ha tracciato la via e le ha aperto le porte del Carmelo.


     Da ora Teodora Fracasso si chiamerà Suor Elia di S. Clemente (Clemente in omaggio a P. Clemente di Venezia, un venerato padre carmelitano del tempo). Teodora – dono di Dio – prende un nome altamente qualificante: Elia. Elia è il profeta del monte Carmelo, che visse al cospetto di Dio; che sull’Oreb vide la gloria del Signore nel soffio del venticello leggero. Era nello sconforto, il profeta, quando udì la voce del Signore e lo sentì passare. Poi riprese il suo cammino, e finalmente fu rapito in cielo in un turbine di fuoco. 
La nuova Elia, la giovane ventenne di Bari, è anche lei nello sconforto. Sta passando per lei l’uragano ma non è il Signore, il Signore lo trova nel silenzio, all’ombra dell’altare, ne ha respirato la presenza fin da bambina, ed oggi Giovanni della Croce la prende per mano e la conduce, attraverso la notte, fino al suo ultimo giorno.

Angela Parisi ocds  (3- continua)